Gozzano, la Storia


GAUDIANUM, GUZÖN,GOZZANO
Gozzano è collocato all’ imbocco del lago d’ Orta lungo la strada regionale 229 e nell’antichità faceva parte dei possessi vescovili di cui ha condiviso le vicende storiche e sociali.
Il territorio del borgo di Gozzano attualmente è completato dalle seguenti frazioni: Baraggia, Buccione, Auzate, Bugnate; le ultime due nel passato erano comunità autonome.
Come attestano molti storici, Gozzano ha un passato che si perde nella notte dei tempi e certamente già in epoca lontanissima queste terre furono abitate, come testimonia il rinvenimento di recipienti fittili dell’ età del Bronzo. Un insediamento seppur modesto doveva interessare l’ area intorno alla chiesa di San Lorenzo, nella pianura a sud della collina ove sorge l’ attuale basilica di San Giuliano. Ci sono ritrovamenti romani a Buccione: lastre tombali, monete, un’ anfora, braccialetti, sepolcri, urne di creta, epitaffi. Del resto, l’ antico toponimo di Gozzano, “Gaudianum”, comprova la presenza romana. Certamente il luogo era un semplice agglomerato di pastori e agricoltori. Lungo la sponda orientale del lago sembra corresse la strada “Settimia”(dal nome dell’ imperatore Settimio Severo), chiamata poi nel medioevo via “Francisca”. La storia di Gozzano è legata soprattutto alla figura di San Giuliano, evangelizzatore, secondo la leggenda e la tradizione, insieme al fratello Giulio, della terre del Cusio. Nel IV secolo i due greci di Egina diffusero il cristianesimo, adoperandosi anche per l’ edificazione di chiese. San Lorenzo pare fosse la novantanovesima costruzione dei due fratelli. I recenti ritrovamenti all’ Isola di San Giulio e a San Lorenzo di Gozzano confermerebbero una presenza cristiana intorno ai secoli IV e V. L’ antichissima pieve di Gozzano era posta fuori dall’ attuale abitato, presso San Lorenzo. Il primo documento attestante il culto di San Giuliano è del 17 novembre 919. Berengario I concesse a Dagimberto, vescovo di Novara, la facoltà di tenere un mercato settimanale nella pieve e una fiera annuale nel giorno del santo patrono. Del passato parlano le carte del Capitolo. Da esse si ha notizia di una nuova pieve sita nell’ undicesimo secolo in “loco Gaudiani” e di un castello. Il nuovo abitato, per motivi di sicurezza ( forse le incursioni degli Ungari o di altre popolazioni), si andò formando intorno alla rocca. Con la fine dell’ impero carolingio, si ebbe in Europa un vuoto di potere. Il Regno Italico perseguiva mire di autonomia con Berengario II. Fu così che Ottone scese in Italia per ripristinare l’ autorità imperiale. La sue truppe assediarono all’ Isola di San Giulio la moglie di Berengario, la regina Willa, che lì si era rifugiata e la sconfissero. Ottone, con un diploma del 962, fece concessioni a favore del Capitolo canonicale dell’ Isola. Da quella data si suole dare inizio alla presenza vescovile sulle terre del lago e anche su Gozzano. Intorno al mille, gli abitanti del futuro “burgus”di Gozzano erano soggetti a varie leggi, in base all’ originaria etnia: romani, longobardi, franchi. In una bolla del 1132 il luogo è nominato tra le pievi soggette al vescovo di Novara. A poco a poco il potere episcopale si consolidò sulla Riviera e su Gozzano, che estese il perimetro urbano, diventando “burgus”, accorpando due “loci”, gli insediamenti di “Gaudianum” e “Caxulla”, e l’ antico abitato. In alto c’ erano il “castrum”, col campanile, sette torri, il palazzo episcopale. L’ abitato era conchiuso da mura a est, sotto la chiesa, e dal fossato a ovest. C’erano poi il“pasquarium communis” ,la piazza del mercato, le chiese di S. Lorenzo e S. Maria del Boggio. Gli storici locali e i documenti evidenziano nel Novarese la superiorità del Collegio canonicale di Gozzano. Sotto il castello, come detto, ecco la piazza San Giuliano con le prigioni. Di fronte, il “Ticial”o “Palazzo della Comunità”, ove venivano prese le decisioni importanti e dove i notai rogavano e si tenevano le pubbliche adunanze. Nel secolo XVI Gozzano contava circa 700 abitanti, era retto da consoli e consiglieri e comprendeva anche le terre di Bolzano,Auzate e Bugnate che costituivano la “Riviera Inferiore”, la cui sede era Gozzano, e partecipavano al consiglio.. Un castellano risiedeva all’ Isola ed era il rappresentante del vescovo. Aveva poteri militari e giudiziari ed esercitava il potere legislativo sul Cusio. Dal castellano dipendeva un luogotenente che risiedeva a Gozzano e aveva poteri civili. La comunità si reggeva con propri statuti risalenti al XIV secolo (1345-1355), allorché vescovo era Guglielmo Amidano. Il paese era anticamente diviso da una roggia (costruita dagli abitanti dopo aver acquistato fonti a Pogno e Prerro) che serviva per l’ irrigazione, per il trasporto di immondizie e per spegnere i numerosi incendi, essendo le abitazioni costruite in legno e sovente ricoperte di paglia. La comunità era molto rigorosa perciò che concerneva le acque e la loro utilizzazione era soggetta agli “Statuti”, emanati dal vescovo Amicano nel 1345, confermati dal vescovo Pietro de’ Giorgi nel 1420 e in vigore per tutto il tempo della permanenza vescovile nella Riviera. La popolazione era dedita all’ agricoltura nonostante il territorio fosse poco fertile, “sia perché ghiaioso sia perché soggetto a continue tempeste”. Con il granoturco e la segale si confezionava il tipico alimento locale: il pane di meliga (“pön malgon”). Inoltre, era praticata, accanto alla pesca per i residenti a Buccione, la coltura della canapa ( il “canul”), che avveniva nella frazione, dove c’erano i muretti che delimitavano le zone di macerazione. Di un certo rilievo anche l’allevamento dei bachi da seta, che, durante il settecento, impegnava un discreto numero di gozzanesi. La milizia , oltre a vigilare sulla comunità, aveva il compito di accogliere con tutti gli onori il vescovo alla Baraggia (al confine con Borgomanero) e, dopo qualche giorno del presule nel palazzo di Gozzano, lo salutava sulla spiaggia di Buccione, solennemente dispiegata in alta uniforme, con la coccarda violacea (simbolo del potere ecclesiastico) e la gloriosa bandiera di San Giuliano. Questa piccola enclave vescovile per anni godette di una certa autonomia, alternando periodi di relativa tranquillità ad altri di turbolenza, legata alle vicende storiche generali, che videro lotte tra il Comune di Novara e il contevescovo a proposito del possesso di queste terre. Successivamente ci furono le ingerenze dei Duchi di Milano, Visconti e Sforza, conclusesi con gli accordi del 1507 e del 1516, secondo i quali si stabilì che gli uomini della Riviera di Orta e di Gozzano fossero soggetti al dominio spirituale e temporale dei vescovi.

VIA DANTE

Si accede attraverso il Purtόn, l’antica porta meridionale del Borgo abbattuta nel 1820.
Giungendo alla porta meridionale di Gozzano,il Vescovo scendeva dalla carrozza e prestava giuramento agli statuti di Gozzano e Pieve, alla presenza dei Consiglieri.
Quanti transitavano dalla porta, potevano ammirare oltre alla Madonnina, oggi trasferita a Soriso, alcuni stemmi vescovili ed anche l’elogio fatto dipingere dal Ferrari in onore dei vescovi-conti Volpino-Volpi,per gratitudine nei confronti dei due pastori ,dalla popolazione gozzanese.
Nell’attuale e centralissima Via Dante, che anticamente si chiamava Via Croce, e poi Corso Umberto I° vi erano le residenze dei nobili del luogo, verso nord ,la Via si apriva sulla Piazza Statuto,oggi Matteotti, ove vi era un antico pozzo a disposizione della popolazione. Era la via che attraversava il paese, ed era un tratto della strada nazionale da Novara al Sempione. Venne lastricata con granito bianco affinché le “ruotaje “sopportassero il peso dei carretti che provenienti da Alzo carichi di lastre di granito ,potessero raggiungere la Stazione Ferroviaria. Essendo la via maestra ,sottoposta ad intenso traffico richiedeva una manutenzione costante ed accurata

PALAZZO DEL MARCHESE D’ALBERTAS

L’edificio deriva la sua attuale forma architettonica dalla ristrutturazione fatta nella prima metà dell’Ottocento dalla famiglia dei baroni Ferrari Ardicini che deteneva da tempo la proprietà del Palazzo. I Ferrari Ardicini ottennero il titolo baronale in tempi relativamente recenti, negli anni Venti dell’Ottocento. Famiglia presente a Gozzano da secoli,contò numerosi personaggi di spicco, specialmente in ambito ecclesiastico. La linea baronale si estinse con l’ultima discendente, Felicina Ferrari Ardicini, che sposò nel 1914 Il marchese Arturo d’Albertas, ufficiale di cavalleria di antica nobiltà provenzale. Dal matrimonio nacque il marchese Alfredo ( +1992 ),ultimo dei marchesi d’Albertas, indimenticato benefattore e sostenitore del sodalizio calcistico gozzanese.
La proprietà Ferrari Ardicini originariamente comprendeva anche l’attuale Piazza San Giulio e varie pertinenze immobiliari poi alienate.
Il palazzo appartiene dal 1996 alla Famiglia Rastelli, che ne ha curato il restauro con particolare attenzione per il giardino interno. La grande meridiana internazionale che campeggia sulla facciata richiama il gusto classicheggiante di una residenza di campagna dell’Ottocento.


   

Fig. 4 – Una veduta interna del Palazzo del Marchese d’Albertas
Fig. 5 – Veduta interna del Palazzo Farcito de Vinea





PALAZZO FARCITO DE VINEA

I conti, provenienti da Caluso, dovevano probabilmente il loro nome al trascorso militare dei propri avi, il nome Farcito, deriva infatti da “ in fascia “.
Il loro stemma comprende due tranci di vite e un’aquila coronata di nero ( De Vinea)
Il motto di famiglia è AD SIDERA VELOX
Ernesto,ultimo discendente diretto, nasce a Novara nel 1900, dall’unione del Conte Carlo e della nobildonna Emma Mongini della casata di Soriso.La tradizione famigliare viene consolidata quando entra nel Corpo Reale d’Artiglieria e prosegue la carriera militare con grandi meriti tanto da guadagnarsi la Medaglia d’argento al Valor Militare. Partecipò alla guerra in Crimea e combatté contro l’Austria, venne decorato con numerose medaglie al valor militare ed ebbe la Commenda. Fu un uomo giusto ed intemerato, padre amorosissimo e marito modello. Si spense a Gozzano,all’età di 71 anni e venne tumulato a Torino, nel sepolcro di famiglia.

PALAZZO SIGISMONDO RUGA
Sigismondo Gaspare Giulio Cesare Ruga , figlio di Francesco e di Caterina Fortis, nacque a Gozzano il 5 gennaio 1752 e mori a Milano nel 1829. L’atto battesimale comprendeva i più bei nomi del Settecento gozzanese, in quanto il nonno, Francesco Rocco era Castellano e Governatore della Riviera dal 1726, ed egli venne battezzato personalmente dall’Abbate Barone Don Sigismondo Ravizza, Arciprete del Duomo di Milano,dal quale prese il nome. Sigismondo, divenuto avvocato, intraprese la vita politica e fu componente del triumvirato della seconda Repubblica Cisalpina. Più volte ebbe ospiti in questa casa, il Generale Bonaparte, sua madre ed il Generale Murat, Re di Napoli.Il nostro Avvocato Ruga venne considerato un vero e proprio benefattore di Gozzano, in quanto dopo il passaggio dai Vescovi ai Savoia, la Riviera aveva perso molte prerogative e vantaggi. Successivamente , il vento della rivoluzione francese, il nuovo assetto politico, il ritorno del Re di Sardegna Vittorio Emanuele, avevano fortemente indebolito l’economia locale. Egli colpito dalla compassione per i suoi concittadini, acquisto’ terreni selvatici e li rese coltivabili, rendendoli produttivi. L’avvocato Ruga, nella sua magnificenza, si era rivolto all’agricoltura, dando così lavoro ai terrieri e inoltre coltivava come tanti, la passione per i casini ed i roccoli ,costruiti per ameni divertimenti ma anche per appagare la predilezione alla caccia. Il suo esempio richiamò altri investitori, e così mentre nei dintorni languivano le genti, avevano in Gozzano quanto far fronte alla miseria.


LA CHIESA E LA CONFRATERNITA DI SANTA MARTA
Santa Marta era chiesa cinquecentesca, votiva, confraternale e anche sussidiaria della parrocchia. L’edificio fu elevato tra il 1593 e il 1594 sulla via che portava al lago “ove si dice in via Croce oppure nel mercato vecchio”. Ad erigerla furono i confratelli disciplinati di Santa Marta che da secoli si riunivano per le loro attività confraternali nell’oratorio di San Bernardino, sito sulla Rocca, accanto alla basilica di San Giuliano, e fatto abbattere nel 1590 dal vescovo Speciano per ampliare il cimitero annesso alla basilica. La storia dell’edificio è indissolubilmente legata a quella della confraternite che, accanto alla consorella del Santissimo Sacramento, era parte integrante della vita religiosa e civile della comunità gozzanese, ad esempio durante la visita dei vescovi, signori della Riviera e di Gozzano. Il presule era accolto con tutti gli onori alla Baraggia, al confine con Borgomanero, presenti la “Milizia” e il popolo. Dopo qualche giorno di sosta nel palazzo di sua proprietà, nella Rocca del Castello, il principe-vescovo riprendeva il viaggio alla volta dell’Isola, imbarcandosi a Buccione sul magnifico “Bucintoro”. Durante l’ingresso a Gozzano il vescovo era protetto da un baldacchino e dava inizio alla processione che era aperta dai confratelli di Santa Marta in saio bianco, da quelli del S. Sacramento vestiti di rosso, a cui seguivano il capitolo, il clero e il popolo.
Nel 1596 il nuovo oratorio dei santi Bernardino, Rocco e Marta era già in opera almeno nella parte essenziale: lo attesta l’iscrizione sull’architrave del portale di pietra in facciata. Da un’altra epigrafe interna sul frontespizio del coro, scampata al disastroso incendio del 5 gennaio 1988, si sa che opere di ampliamento, eseguite dal 1620 al 1626,furono fatte “per la pietà dei particolari della Comunità e per voto e per l’industria dei confratelli”. Questo voto potrebbe essere stato fatto dopo la pestilenza del 1575-76: infatti la chiesa è dedicata anche a San Rocco, patrono per antonomasia di tale flagello.
Per edificare ed ampliare il tempio sacro furono notevoli i sacrifici affrontati dai confratelli, che dapprima erano solo uomini (trenta nel 1594 e quaranta nel 1639) e, in seguito, dal 1761, d’ambo i sessi. Oltre a provvedere con mano d’opera diretta, questi facevano donazioni di terreni, lasciti testamentari e annualmente curavano la raccolta di elemosine. La chiesa in origine aveva un modesto campaniletto con una campanella, ma nel 1761 fu elevata l’attuale torre quadrata. Molto interessante era il monumentale altare ligneo barocco, gravemente lesionato dal recente incendio. Quattro aeree colonne tortili in una splendida festosa gloria di ori, di putti alati e di fregi simbolici incorniciavano il bellissimo quadro raffigurante la Vergine del Carmine tra le nubi attorniata dai Santi Marta, Rocco e Bernardino.
A sfondo della scena il meraviglioso panorama della Rocca e della basilica di San Giuliano.
Al culmine del pinnacolo ligneo appariva un altro piccolo quadro raffigurante Sant’Antonio abate e, al centro della mensa, occhieggiava la porticina lignea, dorata, del tabernacolo con la scena scultorea del Cristo flagellato, affiancato da due grandi statue policrome di Sant’Antonio da Padova e San Filippo Neri, oltre che da due altre statue lignee di angeli ceroferi. Il ricco altare barocco poggiava su basamento pure ligneo dorato, adorno di due statuette policrome dei Santi Lorenzo e Giuliano, rubate poco prima dell’incendio. In mancanza di documenti scritti, don Angelo Stoppa ipotizzava che autore dell’altare ligneo potesse essere lo scultore valsesiano Antonio Jacmino di Riva Valdobbia. Le statue dei Santi Antonio e Filippo Neri erano però presenti solo dagli inizi del settecento e quindi di altra attribuzione. Per quanto riguardava il quadro, lo Stoppa reputava probabile autore il lombardo Stefano Danesi detto il Montalto, allievo del Morazzone. Di recente, durante lavori di risistemazione dell’edificio, sono venuti alla luce resti che retrodaterebbero il luogo di culto.


IL PALAZZO FERRARI-ARDICINI

L’edificio si trova nel centro di Gozzano e si affaccia sulla via principale, ricca di antichi e nobili palazzi, attualmente sede del Comune; presenta una pianta ad U con due ali che si prolungano verso il giardino. Il palazzo era di proprietà della nobile famiglia dei Ferrari-Ardicini; fu Giovanni Ferrari Ardicini (1820-1903), sindaco di Gozzano, che nella seconda metà del XIX secolo acquistò due case preesistenti, le ristrutturò e ne fece affrescare gli interni. La famiglia Ferrari, originaria di Milano, giunse a Gozzano nel XVII secolo ed assunse per eredità il cognome della nobile famiglia novarese Ardicini. Ancora oggi l’edificio conserva bei pavimenti in seminato e pregevoli affreschi, realizzati dal Gambino, come testimonia un affresco del soffitto di una sala del pianterreno da lui firmato. Sulla facciata, particolarmente singolare, è la fascia che incornicia le finestre dell’ultimo piano, sotto il cornicione di gronda, arricchita dalla presenza di decorazioni floreali e da colonnette sostenute da mensole, in corrispondenza delle lesene accoppiate. L’interno è dotato di uno scalone ornato di ringhiere in ferro battuto e concluso alla sommità da un lucernaio. Il parco adiacente, che un tempo si estendeva anche oltre l’attuale via Gentile con la presenza di rare varietà arboree, ospita alberi pregevoli quali magnolie, camelie, cedri del Libano, un’imponente araucaria ed un gigantesco “Ginko Biloba”, albero secolare che ha conservato nei millenni la sua struttura originaria nella pur enorme evoluzione della specie.

           
Fig. 6 e Fig. 7 Vedute del Palazzo Ferrari Ardicini





IL BORGO

Il centro abitato di Gozzano era costituito nel medioevo da due nuclei distinti: la villas ,a nord-ovest e il vicus , sud-est. Al centro si trovava la piazza del mercato ,l'attuale piazza S. Giuliano, dove, a partire dall'anno 919 ,diploma di Berengario I, si svolgeva un importante mercato settimanale e una fiera annuale. Tra il X e l'XI secolo il colle presso l'abitato, dove sorge la basilica di San Giuliano, fu fortificato e trasformato in castello .
Nel XIII secolo, sulla spinta di un forte incremento demografico, il centro abitato si allargò verso ovest, nell'area tre le attuali vie Dante ,un tempo chiamata Contrada della Croce, e Sottoborghetto. L'intero paese fu circondato da un fossato con terrapieno ,lungo l'attuale via Gentile, a scopo difensivo, e assunse il rango di "Borgo".Entro il recinto del castello, dove la popolazione si poteva rifugiare in caso di pericolo e dove poteva mettere in salvo i raccolti agricoli, fu edificato il palazzo dei vescovi di Novara, un vero e proprio castello dentro il castello: dove il vescovo abitava ,in alternativa a quello dell'Isola di San Giulio, durante le sue visite nel territorio della Riviera e dove risiedeva il castellano da lui nominato, che governava e amministrava la giustizia. Al centro del borgo invece, sulla piazza S. Giuliano, sorsero il palazzo della comunità ,Ticial dove si riuniva il Consiglio della Riviera inferiore, e il palazzo delle prigioni ,demolito negli anni '50 del Novecento.

Il SACCAMIGLIO

Probabilmente l’antico oratorio era adiacente alla porta settentrionale che delimitava l’entrata al Borgo, e che venne demolita nell’ottocento , con il rincrescimento degli abitanti di Gozzano in quanto era adornata con gli stemmi dei diversi principi che avevano rappresentato la storia del paese.Negli anni il rione è andato ampliandosi intorno alla chiesetta del Crocifisso, che secondo la tradizione popolare fu eretta in supplica per cessare la siccità che perdurava da troppi mesi. Lo spazio intorno era denominato “l’era “ perché vi venivano messi a seccare i raccolti soprattutto il miglio. Da qui il nome “Saccamiglio”. Presso la Chiesetta avvenivano solenni festeggiamenti, religiosi e non, che richiamavano gran folla.
La festa del”Crocifisso é tutt’ora particolarmente sentita dalla popolazione Gozzanese e ogni anno , a maggio, immancabilmente “bagnata “ dai piovaschi Al lunedì sera si terminano i festeggiamenti con la tradizionale corsa delle carriole .







PIAZZA SAN GIULIANO

Sotto al Castello si stendeva la villa ed il vicus e tra loro si apriva lo spiazzo del mercato.Gia nel 919 “ in plebe Gaudiano” , la nostra odierna Piazza san Giuliano, Berengario concedeva al Vescovo di Novara Dagimberto il diritto di tenere tutte le settimane, al sabato , un mercato. Così si spiega la presenza del mercato, di origine antichissima, legato alla pieve, ove si realizzavano scambi, si definivano gli affari e circolavano idee e informazioni. Ci piace immaginare il brulicare della vita nell’antica Piazza San Giuliano, con personaggi di tutti i tipi e gli abitanti dei paesi vicini che ivi si recavano con le loro merci : da Auzate con le castagne,da Soriso con rastrelli,da Gargallo con i vasi cotti nelle loro celebri fornaci, da Bolzano arrivavano galli e galline,da Pogno il latte e il burro degli alpeggi, da Orta il pesce, da Borgomanero il vino. Proprio a causa del rilevante afflusso di questi ultimi, che volevano imporre le loro consuetudini,i loro pesi e le loro misure, ci fu un decadimento del nostro mercato. Nel contempo anche la solidarietà esistente tra gli abitanti della Riviera,favorì la crescita del mercato di Orta, che addirittura sovrastò negli scambi quello di Borgomanero. Gozzano, presa tra due fuochi,vide scomparire a poco a poco un antico e prestigioso simbolo della sua storia.


  

Fig. 8 e Fig. 9 – Fotografie d’epoca del Borgo.



IL TICIAL

Per secoli i Vescovi furono Signori di Gozzano e della Riviera. Il loro potere era esercitato in loco da un governatore chiamato Castellano che risiedeva all’Isola. Aveva potere militare,giudiziario e legislativo in nome del conte-vescovo. Dal castellano dipendeva un luogotenente che aveva la propria residenza a Gozzano. Quella gozzanese era una società chiusa, ancorata rigidamente alle famiglie da sempre presenti in loco .Chi non apparteneva alla comunità non poteva godere dei privilegi spettanti ai residenti. Era addirittura proibito ai forestieri, acquistare beni immobili a Gozzano.La mentalità forgiata dagli Statuti e dalle regole si è mantenuta nel tempo,il carattere un po’schivo e chiuso degli anziani,radicati alla terra e rispettosi della natura, era una prerogativa dei Gozzanesi del ceppo.
La giustizia era amministrata nel Ticial”. Sotto il portico i notai rogavano gli atti pubblici e si tenevano le adunanze, di fronte le prigioni ( ora demolite) con gli stemmi, simbolo del potere vescovile,ammonivano i nostri avi. La comunità si reggeva sulle consuetudini ben ribadite dalla legislazione interna ed era pronta a lottare per difendere ciò che nel tempo aveva costruito con caparbietà. Quando venivano suonate le campane a stormo in San Giuliano, la popolazione accorreva al Ticial sotto le insegne del Castellano. Il paese provvedeva al suo buon ordine interno grazie ad un consiglio particolare composto da dodici individui e da un cancelliere. Essi dovevano appartenere a famiglie terriere presenti a Gaudianum da almeno quattro generazioni, e si adoperavano per assicurare alla loro patria la tranquillità, la pulizia delle strade, il rispetto dei bandi campestri.


      



Fig. 10 – Veduta del Ticial
Fig. 11 – Veduta della Rocca

LA ROCCA DEL CASTELLO

L’abitato di Gozzano, si stendeva con vie tortuose ai piedi della collina del Castello. Lassù sulla Rocca del Castello, sorgeva una cittadella fortificata.Il paese era strutturato intorno alla fortezza del Castrum, con la chiesa, il possente campanile, le case dei canonici che si fregiavano del distintivo corale e di una pelliccia d’ermellino.Il Palazzo del Vescovo-Conte che vi soggiornava nei periodi di riposo estivo. Inoltre si elevavano sette torri, la porta episcopale ed oltre la cerchia delle mura, “ la scerca”le paludi del Vescovo con le chiuse per regolare le acque, che erano un vero e proprio argine di difesa in caso di attacchi nemici. Vennero regolamentate anche le acque provenienti dalle fonti di Prerro e Pogno, le donne che si recavano li a lavare i panni,dovevano togliere i sassi e gli eventuali ostacoli allo scorrimento. La Rocca subì profondi mutamenti nel corso dei secoli XVIII e XIX, venne trasferito il Cimitero,venne edificato l’Oratorio di San Gaetano, e si diede avvio ai lavori per la nuova Basilica. Nel 1717 si poté finalmente celebrare la Messa e nel 1780 si giunse alla conclusione dello Scurolo.


LA BASILICA DI SAN GIULIANO: LA STORIA L’ ARCHITETTURA
La basilica di San Giuliano venne edificata tra il 1712 e il 1723 nel luogo dove, fin dal IX secolo, sorgeva la chiesa pievana di Gozzano. Essa fu costruita seguendo le forme architettoniche, ispirate all’ arte classica, che erano tate inculcate e diffuse dalla precettistica della controriforma, sul modello della chiesa del Gesù a Roma e della chiesa di San Fedele a Milano: a navata unica con abside semicircolare e cappelle che si aprono nelle pareti laterali, coperta con volta a botte, dall’ interno compatto e luminoso. L’ esterno della basilica di San Giuliano, incompiuto, presenta nelle murature tracce dei più antichi edifici ecclesiastici sorti in quel luogo: nelle facciata della chiesa romanica ( secolo XII) demolita nei primi anni del XVIII secolo. Dell’ edificio romanico, che risultava essere simile alla chiesa di San Giulio dell’ Isola, esiste un’ immagine su un ex voto collocato nella sacrestia della basilica gozzanese. La fratellanza di San Giulio e San Giuliano sembrava così trovare conferma pure nell’identità dei due sacri edifici. Accanto al portale laterale, posto a settentrione, e nella parete della sacrestia addossata al fianco sud della basilica, sono parzialmente visibili due capitelli, inseriti come materiale di reimpiego nella muratura settecentesca, che facevano parte della chiesa altomedievale. Questi due frammenti, sui quali sono raffigurati un gallo sovrastato da un intreccio vimineo e figure antropomorfe, sono stati recentemente datati tra la fine del IX secolo e l’inizio del X secolo. All’interno lungo le pareti si aprono quattro cappelle laterali e la cappella del fonte battesimale. Nel lato nord, dopo il battistero, si apre la cappella di San Giuseppe con le pareti decorate ad affresco e con un elegante altare marmoreo al centro del quale è la pala raffigurante la Morte del Santo. Più avanti, la cappella dedicata alla Madonna del Rosario sulle cui pareti sono dipinti ad affresco i Misteri del Rosario e i Santi Domenico e Caterina, attribuiti al pittore valsesiano Lorenzo Peracino nella nicchia al centro dell’altare marmoreo è posta una statua della Madonna con il Bambino.
Dietro questa cappella vi è la quella cinquecentesca ove era situato il fonte battesimale prima della ricostruzione settecentesca della basilica: sulla parete est è un affresco del secolo XVI raffigurante il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano.

Dall’altro lato, di fronte alla cappella di San Giuseppe, vi è quella della Madonna Addolorata, seguita dalla cappella dedicata a San Pio V, un tempo dedicata a San Giacomo. Le pareti della basilica sono scandite da alte lesene decorate a finto marmo, che sostengono capitelli in stile corinzio, bianchi con nervature dorate; più in alto, la volta, decorata a finto stucco con cornici, rosoni ed elementi fitomorfi, è opera del pittore e decoratore Pasquale Jelmini ed è datata 1864. Nel presbiterio il pregevole coro ligneo settecentesco fa da cornice all’altare maggiore, sormontato da un baldacchino dorato. Alle pareti la grandiosa tela raffigurante la Gloria di San Giuliano e due teleri con storie della vita dei Santi Giulio e Giuliano, opera di Giovanni Battista Ronchelli. Sotto il presbiterio è lo scurolo, la cui costruzione venne iniziata nel 1780; vi sono conservate, dentro un’urna di argento e cristallo, le spoglie mortali di San Giuliano, patrono di Gozzano. La volta dello scurolo è decorata con Episodi della vita di San Giuliano, dipinti a tempera; nella adiacente cappella del Crocifisso sono visibili le lastre di pietra che costituivano l’urna dentro la quale venne rinvenuto il corpo del Santo nel 1690. Il campanile è l’elemento più evidente dell’antico edificio romanico: costruito tra il 1050 e il 1075, sorge a settentrione della basilica, nel punto più elevato del colle. L’alta canna è scandita verticalmente da sei specchiature, decorate da archetti pensili a gruppi di tre, divisi al centro da lesene: tali specchiature erano un tempo traforate da monofore e bifore (oggi tamponate) che alleggerivano la mole della massiccia torre campanaria.

IL PALAZZO DEL VESCOVO

Il palazzo Vescovile, da cui si accedeva da un delle sette torri, era una delle residenze estive del Vescovo-Conte. Il dominio vescovile durò circa 10 secoli sulla “Riviera Inferiore e Superiore”.Il Vescovo di Novara aveva come titolo quello di “Principe di San Giulio,Marchese di Vespolate,Conte dell’Ossola e Signore di Soriso e alternava i suoi soggiorni nei palazzi di Novara, di Gozzano e sull’Isola. Quando giungeva a Buccione,
a bordo del Bucintoro, riceveva onoridai Consiglieri, dai rappresentanti di tutti i paesi della Riviera e dal popolo
Per segnalare il suo potere, si usava affrescare i palazzi di sua residenza con le insegne gentilizie.
Nel Palazzo Vescovile di Gozzano,sono purtoppo quasi completamente scomparsi i sette stemmi della faciata, mentre si sono conservati i due , scolpiti in pietra sotto la loggetta, dei Vescovi Arcimbaldi e Balbis Bertone. Di quest’ultimo è visibile lo stemma sul cancello d’ingresso, in ferro battuto. Sullo scalone interno sono collocate le insegne di Giacomo Filippo Gentile e una stupenda Madonna Immacolata. Anche questo Palazzo venne ripetutamente restaurato e subì numerosi interventi, tra cui, come riferisce l’iscrizione posta nell’atrio, quello del 1777 di Balbis Bertona, Altri restauri ed abbellimenti vennero compiuti nel 1794 da Luigi Bronzo del Signore e dal Cardinal Giuseppe Morozzo che nel 1828 ospitò il re Carlo Felice e la consorte regina Maria Cristina.


Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi cosa pensi di questo post!